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Parodontite: intervista al Prof. Luigi Checchi

Potete ascoltare la registrazione dell’intervista andata in onda il 14 dicembre 2023 su GiornaleRadio.fm durante la trasmissione 120 Minuti con Vicky Mangone, a partire dal minuto 00:43:52 al 01:00:23.

Di seguito riportiamo la trascrizione dell’intervista, buona lettura!

Che cosa è la parodontite?

La parodontite è una malattia infiammatoria provocata dai microrganismi della placca batterica, è responsabile di circa il 70% della perdita degli elementi dentari negli adulti e colpisce il 40% della popolazione mondiale. È quindi una malattia estremamente importante!
Essa viene denominata parodontite o, più comunemente, piorrea (dal greco pio=pus e rea=scorrere) perché è una infezione che colpisce il parodonto cioè l’insieme di quelle strutture, osso, gengiva, legamento parodontale e cemento, che circondano il dente, mantenendolo sano e stabile.
Se non curata l’infezione si diffonde in profondità, la gengiva si stacca e si allontana dal dente creando tasche nelle quali i batteri si diversificano e si moltiplicano diventando patogeni e distruggendo i tessuti, provocando in tal modo la mobilità e la caduta, nel tempo, del dente.
Da molti anni ormai si indaga su questi batteri con dei test volti ad individuare la presenza di quei “batteri cattivi” che portano alla malattia.
Ma c’è di più, c’è il preoccupante sospetto che alcuni di questi germi giochino dei ruoli metafocali, cioè colpiscano degli organi lontani dalla bocca contribuendo ad aggravare una serie di patologie sistemiche quali aterosclerosi, nefropatie e diabete.
A questo elenco così importante di patologie si è aggiunto, in questi ultimi 10 anni, anche l’Alzheimer, una malattia neurodegenerativa fra le più difficili e dolorose con cui dover convivere.
Si è infatti scoperto che un batterio di nostra vecchia conoscenza, il Porphyromonas Gingivalis, batterio gran negativo, definito anche “ladro della memoria”, considerato il più importante responsabile della malattia parodontale e coinvolto nella malattie coronariche e nelle nascite pre-termine, è presente nel cervello dei malati di Alzheimer, insieme alle sue proteasi tossiche (Gingipains).

Così pure sul Treponema Denticola, microrganismo della famiglia delle spirochaetaceae (per intenderci, la famiglia della sifilide con il Treponema Pallidum) spesso presente nelle forme gravi di malattia parodontale, grava il sospetto di lesioni a distanza vista la sua capacità di deporre sostanze beta-amiloidi sulle cellule neuronali dei malati di Alzheimer.
Un mondo quindi quello della placca batterica che offre continue sorprese!

Qual è la causa della parodontite?

L’accumulo ed il ristagno dei batteri sulle superfici dentali, quale elemento eziologico primario, associato poi ad altri possibili co-fattori quali:

Sintomatologia della parodontite

La parodontite è una malattia subdola perché spesso silente, cioè non determina un dolore acuto come ad esempio una pulpite in una carie profonda, spesso è però accompagnata da gengivite ed allora si manifesta con sanguinamento spontaneo (= sangue sul cuscino) o sanguinamento durante lo spazzolamento. Può comunque manifestarsi con un cattivo odore proveniente dalla bocca (foetor ex oris), una iper-mobilità degli elementi dentari nei casi più avanzati, una iper-sensibilità al caldo o al freddo ed a volte un fastidio generale non ben definibile.

Come si cura la parodontite?

Partendo dal principio che la parodontite è una malattia placca-dipendente, l’obbiettivo del paziente deve essere quello di rimuovere scrupolosamente lo sporco, cioè la placca batterica, da tutti gli elementi dentari.
Se non vi è placca, non vi è malattia! 
Il parodontologo ha tre compiti primari:

Occorre quindi farsi visitare dal parodontologo o da un dentista “esperto” nella materia che, mediante un set di 16 radiografie endorali (preferibili ad una ortopantomografia o OPT) e sondaggio parodontale, insieme agli altri parametri biometrici (mobilità, compromissione delle forcazioni), andrà ad intercettare e ad evidenziare le aree soggette a malattia.
Solo dopo questo percorso diagnostico potrà avvenire quello terapeutico con la risoluzione della malattia. Va ricordato che la malattia parodontale è una malattia cronica (e quindi difficilmente gestibile nel tempo dal paziente), silente e recidivante se non attentamente monitorata nel tempo. Sono quindi necessarie detartrasi trimestrali al fine di mantenersi in salute o mantenere la salute acquisita.

La terapia parodontale funziona ed in quali percentuali?

Studi e ricerche effettuate dall’Università di Bologna, presso il Reparto di Parodontologia, hanno dimostrato che i pazienti già operati che si presentavano regolarmente ai richiami periodici trimestrali (detartrasi) avevano nell’arco di 7 anni una perdita dentaria annua di 0.07 (un dente perso ogni 1406 denti), mentre i pazienti irregolari agli appuntamenti erano 5.6 volte più a rischio di perdita dentale rispetto ai pazienti regolari.
La prevenzione trimestrale professionale quindi, cioè la detartrasi, sta alla base della sopravvivenza dei nostri denti

Quanto costa un buon trattamento parodontologo? 

Dipende dalla complessità del caso, dalla gravità della malattia, dalla sua estensione (quindi se è localizzata o generalizzata), dal numero di sedute necessarie per la terapia (quindi dal tempo impiegato) e dall’utilizzo o meno dei biomateriali e naturalmente dall’esperienza-qualità dell’operatore. Il costo è quindi dipendente dalle predette variabili. 

Qual sono le basi per una corretta prevenzione, cosa bisogna evitare e che tipo di igiene orale è richiesta? 

Da anni viene insegnato al paziente ad evidenziare la placca batterica con un liquido colorante che faccia risaltare in rosso/blu/viola la placca batterica presente sui denti. Facile è quindi il passo successivo del paziente che dovrà rimuovere il colorante guardandosi in uno specchio ingranditore e solo dopo aver rimosso il colorante può essere sicuro di aver rimosso tutta la placca.
L’assenza di colorante sui denti significa assenza di placca e quindi un dente pulito.
Da segnalare che il dentifricio deve essere utilizzato in minime quantità, spazzolando prima le superfici masticatorie occlusali e poi quelle vestibolari, esterne e quelle linguali. 

Vi capita spesso di dover porre rimedio a qualche danno effettuato all’estero con queste terapie mordi e fuggi? 

Se capita il paziente non ce lo dice e noi, se ce ne accorgiamo, facciamo finta di niente: il passato è passato e noi lavoriamo oggi per un futuro di salute. Comunque la malattia parodontale e la conseguente terapia è una procedura lunga che richiede un assiduo e costante controllo durante tutta la vita del paziente e che quindi non si presta a terapie mordi e fuggi.

Prof. Luigi Checchi - Studio Odontoiatrico Bologna
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